Il ritrovamento di un’importante tomba principesca di epoca Daunia, in contrada Toppicelli a Canosa, sembra provenire dalla trama di un film di Indiana Jones.
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La scoperta
Negli anni ’70/’80 del secolo scorso era incessante l’opera dei tombaroli in terreni agricoli non occupati da coltivazioni intensive. Tale lavorìo ha sottratto al patrimonio storico archeologico canosino importantissimi corredi funerari finiti, illegalmente, nella disponibilità di facoltosi collezionisti e di importanti istituzioni museali internazionali.
Nel 1989, in contrada Toppicelli lungo un ampio pianoro compreso tra il margine destro del fiume Ofanto e i rilievi collinari della città storica, le forze dell’ordine intercettarono alcuni tombaroli impegnati in uno scavo clandestino. Successivamente gli archeologi della Soprintendenza Archeologica della Puglia condussero un’approfondita indagine storico archeologica col recupero di un’importantissimo corredo funerario appartenuto ad una principessa Daunia.
I tombaroli avevano intercettato il lato Nord – Ovest di una tomba di epoca Daunia risalente al VII – VI secolo a.C. e creato un foro di accesso utilizzando un mezzo meccanico, probabilmente un piccolo escavatore. Era il tipico modo di accesso alle tombe che purtroppo produceva ingenti danni alle strutture murarie e ai corredi sepolti. Inoltre fu rimossa la deposizione e gli oggetti d’ornamento furono saccheggiati e forse recuperati solo in parte dalle forze dell’ordine.


L’area archeologica di Contrada Toppicelli
L’area archeologica di Contrada Toppicelli era già stata oggetto di una campagna di scavi della Soprintendenza Archeologica della Puglia nel 1975, a seguito del ritrovamento fortuito di un antico insediamento venuto alla luce durante un’aratura da scasso.
L’apertura di ampie trincee di scavo permise di accertare la presenza di un vasto quartiere ceramico risalente alla metà circa del VII secolo a.C.. Emersero i resti di numerose fornaci, vasche di decantazione dell’argilla dentro recinti in muratura, ambienti verosimilmente adibiti a depositi e fosse di scarico rinvenute stracolme di scarti di fornace: frammenti di vasi in gran parte riferibili al Subgeometrico Daunio Ofantino I e II A che documentavano un’attività industriale continuativa fin oltre la fine del VI secolo a.C..
Durante il IV secolo a.C. nuove forme abitativo – industriali si espandono in un’area già destinata ad un piccolo sepolcreto di età arcaica. Un grande ambiente, preceduto da vestibolo o cortiletto con pozzo per la raccolta di acqua piovana, si allinea con una vasta struttura rettangolare con divisori interni e grandi pithoi interrati, dove la notevole quantità di pesi troncopiramidali fittili da telaio raccolti, sembra attestare la presenza di un opificio specializzato nella lavorazione della lana di cui vi era conoscenza nella tradizione scritta.
Tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C., dopo la conquista romana del 318 a.C. e la fondazione di Canusium sull’acropoli, la zona di Toppicelli aveva già perduto l’antico ruolo di centro daunio di attività commerciale. Lo scavo archeologico ha rilevato l’abbandono ed il graduale sovrapporsi fra il III ed il II secolo a.C. di ipogei dei più comuni tipi canosini. Felice Gino Lo Porto da “Principi Imperatori Vescovi – duemila anni di storia a Canosa” © Marsilio Editore

Terminate le indagini archeologiche l’area fu ricoperta e riconsegnata ai legittimi proprietari nascondendo a tutti un’importante traccia della Canosa Daunia risalente a 2.700 anni fa. Oggi quell’area appare così.

Lo scavo del 1989: la parure
La tomba fu identificata con il numero 1/89 in riferimento al numero progressivo e all’anno del ritrovamento. Della deposizione in situ rimaneva solo parte della scatola cranica. Vicino al cranio furono recuperati quattro vaghi d’oro e un vago d’ambra della collana, mentre gli altri oggetti componenti la parure erano stati rimossi dai tombaroli. Privi, pertanto di una collocazione precisa nel rituale della deposizione sono cinque fibule ad occhiali di bronzo, una fibula in sanguisuga con elementi d’ambra, perle e un pendente d’ambra, due anelli di bronzo, un elemento di bronzo a sezione circolare (forse un braccialetto) un anello di bronzo a sezione angolare, un vago sferico d’argento (probabilmente uno spillone), una cintura a maglia di cerchietti multipli con elementi a globetti.



Gli elementi della parure consentono di ricostruire un abbigliamento particolarmente sfarzoso con fibule di dimensioni notevoli (certamente non funzionali) che adornavano la veste trattenuta dalla cintura non molto alta e piuttosto morbida sui fianchi per la particolare tecnica di lavorazione. Eccezionale anche la collana con componenti composite (oro e ambra) che documenta l’esclusiva pertinenza del materiale prezioso all’élite aristocratica di Canosa.
Tra i beni di prestigio della defunta era anche una coppa d’argento con anse piene, ritrovata in frammenti insieme con un numero non precisabile di frammenti ceramici geometrici. Complessivamente i vasi di corredo dovevano essere un ottantina, con tre pesi fittili e due bacili di bronzo ad orlo perlinato. Marisa Corrente da “Principi Imperatori Vescovi – duemila anni di storia a Canosa” © Marsilio Editore



Il vasellame
L’insieme del corredo funerario e l’eccezionale complesso dei beni ritrovati sanciscono lo status della defunta confermato anche dalla presenza di vasellame ceramico e metallico.
Esemplificativa dell’immagine funeraria della defunta è la presenza di oggetti che connotano l’hestia domestica: un grande calderone e diversi bacili in bronzo, il lebete, il fascio di spiedi e il coltello. Questi elementi oltre a testimoniare l’adozione di costumi aristocratici, sanciscono con un linguaggio esuberante e vistoso lo stacco del gruppo familiare cui apparteneva la donna defunta.
Il complesso ceramico della tomba costituisce un campionario vasto e significativo della produzione ceramica ascrivibile al Subgeometrico Daunio I. Estremamente ridotto è il repertorio delle forme (olle, brocchette, attingitoi) ma, salvo episodiche cadute di livello, la qualità della ceramica, estremamente accurata nel repertorio miniaturistico e nella precisione dei motivi ornamentali, ci riporta all’alto livello tecnologico ed alla produzione intensiva delle fabbriche canosine nell’ultimo quarto del VII secolo a.C.. Le olle globose su piede troncoconico con anse bastoncello impostate oblique sulla spalla, le brocchette a labbro orizzontale, gli attingitoi a vasca fonda e a vasca bassa e ampia, propongono schemi decorativi ben noti in questa fase accanto al motivo del trapezio pendulo che, invadendo la metà inferiore del vaso, rende più ricco ed articolato l’impianto decorativo. Più complesso è il discorso attinente le olle globose a fondo piatto, labbro medio, anse impostate obliquamente al sommo della spalla e protomi zoomorfe che dimostrano l’aspetto evoluto della produzione. Di dimensioni superiori alla media delle olle su piede, sembrano costituire i vasi più importanti dell’intero complesso, con una sperimentazione tettonica e morfologica indicativa di alcune sostanziali novità nell’ambito di una produzione sotto alcuni versi standardizzata. Estrememente accurata, ad esempio, è la protome zoomorfa, di un naturalismo e di una sensibilità eccezionali nell’uso del colore. Marisa Corrente da “Principi Imperatori Vescovi – duemila anni di storia a Canosa” © Marsilio Editore










Il corredo funerario è stato esposto in “Antichi Popoli di Puglia. L’archeologia racconta” la mostra allestita nelle sale del Castello Svevo di Bari sino 23 luglio 2023. Successivamente è tornato nelle sale del Museo Archeologico Nazionale di Manfredonia sua attuale destinazione museale.
Sabino D’Aulisa © Canusium Chronicles 9 giugno 2023
Bibliografia
Raffaella Cassano (a cura di) “Principi Imperatori Vescovi – duemila anni di storia a Canosa” © 1992 Marsilio Editori s.p.a. in Venezia
“Profili della Daunia Antica” – 6° ciclo di conferenze sulle più recenti campagne di scavo – Marisa Corrente pp. 86 – 98 © Quaderni del CRSEC FG/32 1990 consultabile on line.
Grazie
Alla Direzione Regionale dei Musei di Puglia per avermi permesso di fotografare il corredo funerario della tomba 1/89 di Contrada Toppicelli esposto all’interno della mostra “Antichi Popoli di Puglia. L’archeologia racconta” allestita nelle sale del Castello Svevo di Bari.

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