A marzo 2021 nel post “Le grotte di Canosa: un patrimonio perduto” raccontavo la storia delle cavità antropiche, per i canosini “le grotte”, presenti nel sottosuolo di Canosa. Ne auspicavo la loro valorizzazione. È stato il primo post di questo blog a superare le 2.000 visualizzazioni e resta negli anni uno dei più letti. Raccontavo di un patrimonio storico di grandissimo interesse, nascosto alla vista di residenti e turisti. Da quella pubblicazione, un patrimonio perduto e dimenticato è tornato di attualità: qualche associazione ha ideato dei tour turistici, alcuni proprietari privati hanno intrapreso importanti lavori di restauro e valorizzazione.
Indice dei contenuti
- La storia delle grotte di Canosa
- Il degrado e i crolli
- Un progetto pilota di valorizzazione delle grotte di Canosa
La storia delle grotte di Canosa
Raccontavo di capolavori di ingegneria, scavati a mano in un’epoca in cui non esistevano i moderni macchinari che oggi permettono l’estrazione del tufo. Scavi frutto del lavoro e del sacrificio degli operai specializzati nel taglio e nella movimentazione del tufo, trasportato a mano in superficie per essere utilizzato nella costruzione delle abitazioni sovrastanti o spedito alle imprese costruttrici committenti. La coltivazione della pietra fu inizialmente del tutto manuale; da blocchi informi estratti con il piccone si ottenevano conci sbozzati a mano, con dimensioni approssimative di 20 × 25 × 40 cm, variabili in base alle proprietà fisico-meccaniche del materiale. Nel XIX ed in parte del XX secolo, infatti, le altezze dei blocchi di “tufo” coincidevano spesso con la misura del “palmo napoletano”, misura ripristinata definitivamente da Ferdinando II di Borbone con una legge del 6 aprile del 1840 (Chiovelli, 2007).








Esaurita la loro funzione estrattiva le grotte divennero depositi per la conservazione di vino, olio e derrate alimentari grazie alla loro profondità e alla temperatura costante assicurata dal tufo. Tutte le grotte avevano un sistema di areazione realizzato con profondi lucernari che assicuravano la circolazione dell’aria. Ma, le mutate condizioni socio economiche della città contribuirono al loro abbandono ed al loro oblìo.
Il degrado e i crolli
Nel secolo scorso, fenomeni principalmente antropici tra i quali mutamenti dell’uso del suolo, vibrazioni da traffico veicolare, lavori di ampliamento dei vani nel sottosuolo, aumento del carico sul suolo dovuto alla necessità di sopraelevare vecchie costruzioni, perdite d’acqua dalle reti idriche e fognarie, modifiche delle condizioni igrometriche (ad esempio chiusura dei lucernari), hanno contribuito al degrado strutturale di alcune di queste cavità causandone il collasso ed il crollo della volta. Alcune grotte poi sono state riempite di materiali edili di scarto provenienti dalla costruzione dei palazzi sovrastanti utilizzando i lucernari di areazione.

Per mettere in sicurezza l’abitato e prevenire ulteriori crolli sono stati progettati e realizzati interventi di risanamento delle cavità. Alcune grotte, le più degradate, sono state consolidate con interventi di riempimento che hanno impedito il verificarsi di ulteriori crolli. Non è stato invece possibile progettare la loro valorizzazione stante la classificazione PG3. Traccia di questi interventi si trova nella relazione dell’ing. Sabino Germinario, dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Canosa, allegata agli atti di un convegno del 2013.

Un progetto pilota di valorizzazione delle grotte di Canosa
L’Amministrazione Morra ad aprile 2022 presentò alla Città la Variante al Piano Urbanistico Generale ed adeguamento al PPTR. Nel corso di quell’evento fu illustrato uno studio, commissionato dall’Amministrazione Comunale, alla società di ingegneria eg4risk di Milano e condiviso con l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale. Si giunse così ad un progetto pilota di valorizzazione, in sicurezza, del patrimonio ipogeo presente nel territorio comunale.
In sostanza, evitando di entrare in aspetti spiccatamente tecnici e di difficile comprensione, l’obiettivo è rendere possibile una riperimetrazione di alcune aree interessate dalla presenza di cavità presenti in Canosa di Puglia dal livello PG3, aree a pericolosità geomorfologica molto elevata, al livello PG2 aree a pericolosità geomorfologica elevata. Tale nuova classificazione permetterebbe la fruizione a scopi turistici delle grotte canosine grazie ad una metodologia specifica di calcolo utilizzata per analizzare il livello di sicurezza delle cavità antropiche in relazione alla loro stabilità.







Il cambio di Amministrazione sembra aver riportato nell’oblìo la valorizzazione delle grotte di Canosa. Del progetto pilota dell’Amministrazione Morra non si trova traccia nei più recenti atti comunali. Tenuto conto di quanto fatto dall’Amministrazione Morra, occorre portare a conclusione un processo già ben avviato. Restano da concludere le interlocuzioni con l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale in merito alla validazione del sistema di calcolo progettato dalla eg4risk e portare all’approvazione del Consiglio Comunale la variante al P.U.G. necessaria alla riperimetrazione da PG3 a PG2.
Sabino D’Aulisa © Canusium Chronicles 23 agosto 2023
Bibliografia
CHIOVELLI R. (2007) – Tecniche costruttive murarie medievali, L’Erma di Bretschneider, Roma.
Questo articolo non avrebbe potuto essere scritto senza la collaborazione dell’Associazione Fotografica Canosina ed in particolare di Aldo Casamassima e delle famiglie proprietarie delle grotte che hanno acconsentito alla pubblicazione delle immagini. A tutti va il mio affettuoso ringraziamento.

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