Il 24 ottobre del 1980, esattamente quaranta anni fa, uscì l’album capolavoro dei JapanGentlemen Take Polaroids.

Nell’epoca della new wave inglese imperante, i Japan si distinguono per per miscelare, con assoluta sapienza, le atmosfere del rock progressivo con le sonorità esotiche, assorbite grazie anche ad un prolungato soggiorno in Giappone, dando vita ad un progetto musicale che influenzerà negli anni ’80 molta musica d’oltremanica.

La voce di David Sylvian, le linee di basso di Mick Karn, le tastiere di Richard Barbieri e il drumming di Steve Jansen trovano in “Gentlemen Take Polaroids” la perfetta alchimia grazie anche alla collaborazione di Ryuichi Sakamoto, con cui Sylvian darà vita a diversi album solisti, che regalerà all’album quell’inconfondibile suono, riconoscibilissimo ancora oggi.

Stravolgendo la tracking list del disco, inizio da quella che è stata definita la più bella ballad degli anni ’80 ed oltre: “Nightporter“, che parte con un fraseggio del pianoforte di Richard Barbieri, influenzato dal lavoro del compositore francese Eric Satie “Les Gymnopedies”, per poi lasciare la scena alla voce, che più struggente non si può, di David Sylvian. Piano e voce che continuano a duettare per tutto il brano con un sottofondo sapientemente creato da un’orchestra da camera che regala al brano quell’atmosfera d’altri tempi eppure modernissima che resterà la cifra artistica dei Japan.

Tornando alla tracking list il disco si apre con la title track, arrangiata in collaborazione con Sakamoto, dove la voce di Sylvian si erge fin quasi a sovrastare la base sonora dove Steve Jansen e Mick Karn costruiscono una ritmica dal vago sapore funk. Un’apertura che già chiarisce la direzione che prenderà il disco: atmosfere orientaleggianti, ritmi funky e melodie eteree che ascolto dopo ascolto conquisteranno un pubblico sempre più vasto fino a diventare una pietra miliare del genere.

Basso e batteria creano il tappeto sonoro impetuoso di “Method of Dance”, dove alla voce di David Sylvian si affiancano, nella parte finale, sensuali voci femminili che, con il suono del sax, creano un’atmosfera decisamente orientale. Un brano che ha avuto anche un discreto successo sulle piste da ballo dei club più all’avanguardia dell’epoca dimostrando la capacità della band di far muovere i fianchi anche su armonie decisamente distanti dalla disco del tempo.

La mano di Sakamoto si nota anche nella splendida “Taking Islands in Africa”concepita a quattro mani con David Sylvian. La chiusura dell’album è così affidata ad un inno alla world music dove Sylvian dà un’interpretazione vocale da brividi, con il basso di Mick Karn che crea un incredibile tappeto ritmico mentre la testiere disegnano melodie che sembrano giungere da mondi lontani per rapirci e condurci altrove solo chiudendo gli occhi.

Gentleman Take Polaroids è uno di quei dischi che per complessità e atmosfere sonore, unite alla maestria dei musicisti che qui danno il meglio di sé, non dovrebbe mancare in nessuna collezione di dischi fosse solo per la bellezza struggente di “Nightporter”, un pezzo che da solo già varrebbe il prezzo dell’album, ma che invece può diventare la chiave di grimaldello per imparare a conoscere una band davvero al di fuori dai generi musicali codificati.

24 ottobre 2020 | © Canusium Chronicles

Tracking List

  1. Gentlemen Take Polaroids – 7:06
  2. Swing – 6:25
  3. Burning bridges – 5:20
  4. My new career – 3:54
  5. Methods of dance – 6:53
  6. Ain’t that peculiar – 4:40 (W. Robinson, W. Moore, M. Tarplan, R. Rodgers)
  7. Nightporter – 6:57
  8. Taking islands in Africa – 5.15 (Ryūichi Sakamoto, David Sylvian)

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