Discarica Co.Be.Ma.: l’incidente probatorio lascia tanti dubbi.

La discarica Cobema di Canosa responsabile di un diffuso fenomeno di inquinamento ambientale.

Il 25 febbraio uno scarno comunicato stampa diffuso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani rende note le risultanze dell’incidente probatorio, disposto dal G.I.P., richiesto ed ottenuto dalla Procura di Trani nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Barletta a carico dei due legali rappresentanti della Cobema S.r.l. e della stessa impresa, tutti indagati per inquinamento ambientale e omessa bonifica. 

Nel comunicato la Procura spiega che “L’esame del perito, svolto in udienza il 24 febbraio 2022 nel contraddittorio delle parti, ha consentito di confermare quanto riportato nella relazione del perito depositata nel corrente mese di febbraio ’22 e, cioè, che la discarica di rifiuti speciali Co.Be.Ma., ubicata nel comune di Canosa di Puglia, ha causato, nel corso degli anni un diffuso fenomeno di inquinamento ambientale, con copiosa presenza di percolato, accertato sia al di sotto della discarica che lungo i fianchi riversandosi in direzione dei circostanti uliveti (“il flusso di fuoriuscita del percolato dal fondo della discarica a chiara componente verticale va oltre le profondità investigate ed inoltre importante è la fuoriuscita laterale del percolato nella direzione” dell’uliveto circostante la sede della discarica).”

La discarica Co.Be.Ma. vista dall’alto

La storia della discarica Co.Be. Ma.

La storia della discarica inizia con la delibera n. 1624 del 25 luglio 1995 con cui la giunta provinciale di Bari approvava il progetto presentato dalla Co.Be.Ma. S.r.l. di una discarica di II categoria tipo B per rifiuti speciali non tossici e nocivi nell’agro di Canosa di Puglia in Contrada Tufarelle.  Con la delibera della giunta provinciale n. 1625, in pari data, la Co.Be.Ma. è stata autorizzata all’esercizio per la durata di 5 anni per 100 tonnellate al giorno con un quantitativo massimo di smaltimento di rifiuti pari a 200.000 metri cubi al lordo della cubatura dello strato di argilla da realizzarsi ad esaurimento della cubatura medesima.

Successivamente, con determina n. 26 del 2 settembre 2002, la Provincia di Bari, Servizio Rifiuti procedeva al rinnovo dell’autorizzazione per ulteriori due anni al fine di permettere lo smaltimento dei rifiuti fino al completamento della volumetria precedentemente autorizzata, richiedendo, al contempo, una polizza fideiussoria di euro 200.000.

Il 27 marzo 2003 entrava in vigore il d.lgs. 13 marzo 2003, n. 36, che prevedeva una nuova disciplina per la gestione delle discariche, prevedendo per quelle già autorizzate una disciplina transitoria, che consentiva la prosecuzione dell’attività con la presentazione di un piano di adeguamento alle nuove diposizioni entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto (art. 17). Pertanto, il 24 settembre 2003, la Co.Be.Ma. presentava il piano di adeguamento della discarica, ai sensi dell’art 17 del detto decreto legislativo. In mancanza dell’approvazione del piano di adeguamento, non avendo ancora terminato la volumetria di rifiuti smaltibile in base al precedente titolo autorizzatorio, il 7 luglio 2004, la società Co.Be.Ma. richiedeva alla Provincia una proroga dell’autorizzazione, che veniva rilasciata il 30 settembre 2004, per sessanta giorni e con una garanzia finanziaria di un milione di euro.

Tale proroga veniva impugnata dalla CO.BE.MA con ricorso al TAR Puglia, sede di Bari, lamentando la esiguità del periodo di proroga e l’eccessiva onerosità della garanzia richiesta.  La Provincia quindi revocava l’atto impugnato e rilasciava un nuovo provvedimento di proroga il 16 novembre 2004 che fissava il termine di chiusura al 16 luglio 2005, riducendo la cauzione a 200 mila euro.  Successivamente, la società comunicava che avrebbe cessato l’attività di smaltimento al 30 aprile 2005. La Provincia con la nota del 4 marzo 2005 prendeva atto della cessazione delle attività alla data del 30 aprile 2005, facendo riferimento alla prosecuzione delle attività di chiusura della discarica finalizzata al ripristino ambientale in base al progetto originariamente autorizzato. Con determina dirigenziale n. 54 del 29 aprile 2005 la Provincia approvava il piano di adeguamento prevedendo obblighi a carico della società per le fasi di chiusura e post operativa della discarica

A questo punto la storia si ingarbuglia ma si può leggere compiutamente in una sentenza del Consiglio di Stato, la n. 6935 del 2020, che respingeva il ricorso della società avverso gli obblighi relativi alla gestione post operativa della discarica.

Di fatto dal 2005 la discarica versa in uno stato di abbandono tanto da rientrare in una procedura di infrazione europea nei confronti dello Stato Italiano. Il 21 marzo 2019 la Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia per non aver adeguato 44 discariche sparse per il Paese alle disposizioni previste dall’apposita direttiva del 1999 entro la scadenza fissata dalla Commissione, ovvero il 19 ottobre del 2015. Bruxelles, alla fine di una procedura d’infrazione aperta nel 2012, aveva proceduto al deferimento del governo italiano alla Corte nel 2017. Nell’elenco delle discariche oggetto della procedura figurava anche la Co.Be.Ma..

Si arriva così a luglio 2019 quando Ministero dell’Ambiente, Regione Puglia e Provincia BAT firmano un Accordo di Programma finalizzato alla realizzazione degli interventi di chiusura definitiva e post gestione del sito Co.Be.Ma. Alla Provincia di Barletta – Andria – Trani, quale soggetto responsabile dell’intervento, vengono destinati € 4.210.000,00 per i lavori necessari alla messa in sicurezza. All’epoca dell’autorizzazione la cauzione finanziaria richiesta al gestore dell’impianto, fu quantificata in € 200.000.

Come abbiamo visto il comunicato stampa della Procura oltre a rivelare l’esistenza di un procedimento penale a carico dei due legali rappresentanti della Co.Be.Ma. S.r.l. e della stessa impresa che vede parti offese Ministero della Transizione Ecologica e Regione Puglia, nonché costituito come persona offesa il Comune di Canosa, esprime risultanze preoccupanti, dal punto di vista ambientale, alla luce di quanto dichiarato dal perito nominato dal G.I.P.. 

A questo punto si pongono diverse domande che si spera abbiano risposta nel prosieguo del procedimento.

I dubbi

Il perito ha accertato un diffuso fenomeno di inquinamento ambientale, con copiosa presenza di percolato, accertato sia al di sotto della discarica che lungo i fianchi ma non è noto se il percolato abbia raggiunto la falda sottostante. A tal proposito non si ha contezza di superamenti dei valori soglia di inquinanti nei campionamenti periodicamente eseguiti dall’ARPA Puglia DAP BAT nell’area di Tufarelle. E qui torna alla mente l’irrisolta questione della direzione di flusso della falda che scorre al di sotto del comprensorio di Tufarelle. Nel post La Provincia BAT riautorizza l’ampliamento della Discarica Bleu ho spiegato dettagliatamente i motivi per i quali la corretta individuazione della direzione del flusso di falda è una questione particolarmente delicata poiché i pozzi spia, dai quali vengono prelevati i campioni di acqua necessari, a seguito di esami, ad individuare la presenza di un eventuale inquinamento, vengono orientati in base proprio alla direzione del flusso di falda. Spiegavo anche che l’ARPA Puglia DAP BAT assume come studio di riferimento per la determinazione della direzione del flusso di falda lo Studio idrogeologico della contrada Tufarelle (Canosa di Puglia – Minervino Murge) pubblicato nel 2010 dal prof. Pietro Pagliarulo, del Dipartimento di Geologia e Geofisica dell’Università degli Studi di Bari, realizzato nell’ambito di una convenzione, tra il Dipartimento di Geologia e Geofisica dell’Università di Bari e la Bleu S.r.l., stipulata il 3 marzo 2008. Lo “Studio” è stato pubblicato ad ottobre 2010 dalla Bleu S.r.l. Editore Lanciano, codice ISBN 978-88-9054418-0-3. Che la questione del flusso di falda sia ancora aperta lo dimostrano le autorizzazioni concesse ai gestori delle altre discariche che gravano su Contrada Tufarelle dove viene indicata, in alcuni casi, una direzione diversa da quella indicata dal prof. Pagliarulo.

La direzione della falda a Tufarelle resta dunque una questione aperta e una risposta definitiva potrebbe arrivare nel 2022 quando dovrebbe essere portata a termine la Caratterizzazione dell’area di Tufarelle. Il progetto del Comune di Canosa, finanziato dalla Regione Puglia per 700.000 euro, dovrà dare risposte anche ai motivi dei superamenti dei valori di ferro e manganese rilevati nelle acque di falda, che, secondo gli organi tecnici, si presume possano dipendere dalla conformazione geologica della falda stessa.

Tornando al comunicato della Procura si legge che “il perito ha svolto degli accertamenti  mediante prove geoelettriche che hanno consentito di stabilire (allo stato e salvo quanto potrà emergere successivamente) che: “il fondo della discarica attualmente non risulta impermeabile” e che “L’infiltrazione delle acque meteoriche nel corpo della discarica non fanno altro che formare nuovo percolato”.” Non sono noti i motivi della mancata impermeabilità del fondo della discarica ma si spera vengano accertati anche in funzione della presenza di altre discariche in quell’area, più o meno coeve della Co.Be.Ma., al fine di scongiurare una potenziale non impermeabilità del fondo di questi altri impianti.

Altro punto di preoccupazione: la Procura scrive che “Occorre altresì dare atto che, nel corso dell’udienza tenutasi in data 24 febbraio 2022, è emerso, secondo quanto dichiarato dal Perito nominato dal GIP, che la situazione risentirebbe tuttora dell’inefficacia dell’attuale intervento di chiusura e post gestione della discarica, finanziato con risorse provenienti dal dicastero MITE, risultato, sempre allo stato, non idoneo ad evitare il protrarsi dell’inquinamento accertato.” Non è chiaro a questo punto cosa sarà dei lavori in corso, appaltati dalla Provincia di BAT quale soggetto responsabile degli interventi di chiusura definitiva e post gestione del sito, e se si renderà necessario studiare un nuovo progetto che tenga conto dei rilievi evidenziati nel corso dell’incidente probatorio.

Carico ambientale di Contrada Tufarelle © Canusium Chroinicles

Il comunicato della Procura ha alimentato i timori della comunità canosina, da anni preoccupata per l’imponente carico ambientale che grava su Contrada Tufarelle. Nel corso degli ultimi venticinque anni circa sono stati realizzati tre impianti per il trattamento e lo stoccaggio di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi e reflui liquidi, per una capacità totale, al 2021, di circa due milioni di metri cubi.

Quando si parla del carico ambientale che insiste in quella Contrada, si parla di questa enorme quantità di rifiuti, invisibili, stoccati in un’area particolarmente ristretta, in prossimità di coltivazioni agricole di particolare pregio ed in presenza di una falda idrica che scorre proprio al di sotto delle discariche.

26 febbraio 2022 © Canusium Chronicles

Aggiornamenti

Nei giorni successivi al resoconto dell’incidente probatorio, la vicenda ha continuato ad arricchirsi di ulteriori sviluppi. La consigliera regionale Grazia Di Bari ha chiesto di audire in Commissione Regionale Ambiente l’assessore regionale all’Ambiente Anna Grazia Maraschio; il Dirigente della Sezione regionale Ciclo rifiuti e bonifiche; un rappresentante di ARPA Puglia – DAP BAT; un rappresentante del Dipartimento di prevenzione dell’ASL BAT; il Presidente della Provincia BAT Bernardo Lodispoto e il Sindaco del Comune di Canosa di Puglia Roberto Morra.

“Vogliamo sapere – spiega la consigliera Di Bari – quale sia lo stato attuale dei lavori di chiusura definitiva e post-gestione della discarica Co.Be.Ma. finanziati con risorse ministeriali, di cui è responsabile la Provincia BAT e avere contezza dei campionamenti eseguiti negli ultimi anni da parte di ARPA per monitorare eventuali superamenti dei valori soglia degli inquinanti nell’area di Tufarelle e, in particolare, nella zona della discarica in oggetto.”

Mercoledì 2 marzo 2022 un altro comunicato della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani rende noto che “si rende necessario stabilire se – per quale periodo successivo all’atto dei lavori presso la discarica COBEMA – la responsabilità dell’indagato sia non esclusiva ma concorrente con quella di chi, intervenuto successivamente avrebbe dovuto assicurare una corretta copertura, questo Ufficio ha affidato alla GdF del Nucleo PEF di Barletta l’esecuzione del sequestro probatorio di documentazione e della discarica COBEMA, provvedimento che consente di cristallizzare la situazione di fatto e lo stato dei luoghi. Il sequestro disposto è strettamente collegato all’espletamento urgente degli accertamenti per la durata di 15 giorni, onde consentire che immediatamente dopo siano avviati gli interventi per contrastare il protrarsi dell’inquinamento in atto.”

Giovedì 21 aprile 2022 un comunicato del Comando Provinciale BAT della Guardia di Finanza informa l’avvio di un nuovo filone d’indagine a carico di 13 persone residenti nelle provincie di BAT, Bari e Salerno.

“I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Barletta su delega della Procura della Repubblica di Trani, hanno eseguito un decreto di perquisizione personale, locale e sequestro nei confronti di 13 soggetti, nei territori della Provincia Bat, Provincia Bari e Provincia di Salerno.

Le perquisizioni hanno riguardato sia abitazioni, che uffici pubblici e sedi aziendali. L’indagine ha ad oggetto le ipotesi di reato di cui agli artt. 640 bis (truffa aggravata), 318 – 321 (corruzione impropria), 319 – 321 (corruzione propria) del codice penale e art. 21 L. 646/82 (subappalti non autorizzati). L’operazione prende le mosse da un’altra indagine condotta dalla Procura di Trani a carico dei due legali rappresentanti di una discarica indagati per inquinamento ambientale e omessa bonifica.

Le articolate e complesse indagini svolte sinora hanno consentito di acquisire elementi a supporto, per la fase in cui ci si trova, dell’ipotesi investigativa: un’operazione fraudolenta perpetrata da parte di pubblici ufficiali apicali dell’Ente Provincia Bat, finalizzata a chiedere ed ottenere un finanziamento da parte del MI.T.E. pari ad € 4.200.000,00, finalizzato alla chiusura definitiva e post-gestione di una discarica sita nel comune di Canosa di Puglia (BT) avendo rappresentato, attraverso omissioni e condotte illecite, una realtà diversa, inducendo in errore il Ministero competente ed eseguendo opere non necessarie ed, in tal modo depauperando fondi pubblici e lucrando sugli incentivi correlati all’appalto.

Le indagini hanno, inoltre, consentito di raccogliere dati probatori relativi alla probabile concessione di appalti e subappalti non autorizzati, con la compiacenza dei pubblici ufficiali responsabili delle opere, e a diverse ipotesi, in corso di compiuto accertamento, di corruzione e truffa aggravata ascrivibili a pubblici ufficiali, imprenditori e professionisti. Ovviamente si tratta di ipotesi di reato in fase di indagini preliminari e che, in caso di esercizio della azione penale, dovranno essere sottoposte al vaglio del Giudice, il quale potrà valutarle tenendo conto dell’indefettibile apporto difensivo.”

La vicenda è lungi dall’essersi conclusa. Si resta in attesa degli aggiornamenti relativi ad un’indagine che al momento è articolata in due filoni distinti: l’inquinamento ambientale e l’omessa bonifica per un verso, le responsabilità dei pubblici ufficiali degli enti delegati dal Ministero della Transizione Ecologica alla gestione dei fondi stanziati per la chiusura definitiva e post – gestione della discarica.

Aggiornato il 22 aprile 2022 © Canusium Chronicles

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