La campagna di comunicazione promossa, ad agosto 2023, dalla Provincia di Barletta-Andria-Trani per promuovere la cultura del paesaggio, a noi canosini appare piuttosto distopica. Un video che racconta per immagini le bellezze del paesaggio della sesta provincia pugliese, una pagina Facebook “BAT Paesaggio Culturale” e un hashtag #batpaesaggioculturale per invitare gli utenti del social network a condividere le proprie immagini, sono i supporti messi in campo per promuoverla.
L’iniziativa ha coinvolto anche l’Ordine degli Architetti della BAT. Un coinvolgimento attivo spiegato durante la conferenza stampa di presentazione dal Presidente dell’Ordine Andrea Roselli: “Il paesaggio si fa cultura un claim che deve farci riflettere. Oggi più che mai il paesaggio che circonda le città deve essere rispettato, tutelato, migliorato. Per far questo bisogna innanzitutto capirlo e studiarlo.”
Nel video, tra le altre bellezze paesaggistiche della provincia, si vede lo splendido scenario della cava di bauxite di Spinazzola e alcune immagini delle cave di pietra presenti nella campagna tranese. Tutto molto bello ma per noi canosini manca un elemento importante: la cave di tufo di Canosa. Un esempio di archeologia industriale che testimonia lo sviluppo di un comparto di grande importanza per l’economia canosina.
Indice dei contenuti
- Breve storia della produzione di tufo a Canosa
- Il declino della domanda di tufo e la nascita di un nuovo business
- Come si promuove la cultura del paesaggio quando lo si snatura?
Breve storia della produzione di tufo a Canosa
Si può affermare che qualunque aspetto della storia e dell’archeologia di Canosa è legato strettamente all’uso del materiale principalmente usato, il tufo, ed alla pratica di cavarlo. Nei secoli lo sviluppo delle cave è limitato ai fabbisogni dei singoli che necessitavano di materiale per costruire. È in età moderna, intorno al 1700, che comincia un mercato che fiorirà nel secolo successivo grazie alla costante espansione urbanistica. (Paola Scaringella in “Visioni trasversali. Canosa di Puglia. Diario di un’esperienza di comunità a Pietra Caduta” – Marisa Corrente Maria Silvestri – 2022 Quorum Edizioni)
Testimoni dell’evoluzione dei metodi di coltivazione delle cave nel XIX secolo sono le grotte di Canosa: cavità antropiche scavate per l’estrazione del tufo necessario alla costruzione dei palazzi sovrastanti. Ne ho parlato diffusamente qui. E qui.






Sino al 1925 l’estrazione del tufo era localizzata sia all’interno del centro abitato, nelle grotte, sia nelle immediate vicinanze dell’abitato. A seguito di alcuni crolli verificatisi in via Franklin e in località Pozzo Nuovo, la Prefettura di Bari, constatata la pericolosità ed il rischio di altri crolli nelle gallerie, emise un decreto per la sospensione dell’estrazione del materiale tufaceo da tutte le cave ubicate nel territorio di Canosa, ad una distanza inferiore a 20 metri dalle strade pubbliche, dalle case e dai luoghi cinti da mura (Decreto Prefettizio n° 16415 del 9/9/25, Società Italiana per Condotte d’Acqua 1989). Le vicende legate ai crolli di via Franklin, con i conseguenti provvedimenti di chiusura da parte della Prefettura, fecero si che tutte le attività legate all’estrazione del tufo fossero relegate ai margini dell’abitato, favorendo lo sviluppo del tipo di estrazione in cave a cielo aperto. (Paola Scaringella in “Visioni trasversali. Canosa di Puglia. Diario di un’esperienza di comunità a Pietra Caduta” – Marisa Corrente Maria Silvestri – 2022 Quorum Edizioni)
Contrada Tufarelle, a circa 12 chilometri dall’abitato di Canosa, si rivelò una delle aree particolarmente vocate all’estrazione del tufo per l’elevata qualità del materiale estratto. Fiorirono così numerose cave a cielo aperto che alimentarono un commercio assai fiorente tanto che, negli anni ’50 del secolo scorso, si raccontava che da Canosa partissero ogni giorno 65 autotreni per trasportare 130.000 conci.







Il declino della domanda di tufo e la nascita di un nuovo business
Con l’avvento di nuovi materiali edilizi il tufo perse la sua centralità nella costruzione di edifici. Alcune cave nel frattempo avevano esaurito la loro funzione altre furono abbandonate per il venir meno della domanda di tufo. Poche sono sopravvissute.



La disponibilità di cave dismesse permise il fiorire di un nuovo business: lo smaltimento di rifiuti. Uno sfruttamento incessante tant’è che in Contrada Tufarelle sono abbancati (dati 2021) oltre due milioni di metri cubi di rifiuti speciali, pericolosi e non. Il paesaggio è cambiato: le cave sono state riempite ed è nata anche una collinetta di rifiuti autorizzata per migliorare la post gestione di una porzione di discarica esaurita.


Infine, in questi giorni, è in corso presso la Provincia di BAT una Conferenza di Servizi decisoria in merito alla richiesta di modificare il profilo di copertura, da forma piana a schiena d’asino o panettone, del piano di una discarica in via di esaurimento. Innalzamento richiesto per migliorare la chiusura e post gestione dell’impianto. Fuori dai tecnicismi potrebbe nascere un’altra collinetta di rifiuti.
Come si promuove la cultura del paesaggio quando lo si snatura?
Tornando al tema di questo post (come diceva qualcuno) la domanda sorge spontanea: come si promuove la cultura del paesaggio quando lo si snatura autorizzando il riempimento di cave di tufo dismesse con rifiuti? Cave che, come visto, sono un esempio di archeologia industriale. Parafrasando quanto detto dal Presidente dell’Ordine Arch. Andrea Roselli come si concilia tutto questo con “Oggi più che mai il paesaggio che circonda le città deve essere rispettato, tutelato, migliorato.”? Sarebbe interessante avere delle risposte dalla Provincia di BAT, dall’Ordine degli Architetti della BAT e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Barletta, Andria, Trani e Foggia
Sabino D’Aulisa © Canusium Chronicles 29 settembre 2023
Bibliografia
“Visioni trasversali. Canosa di Puglia. Diario di un’esperienza di comunità a Pietra Caduta” – Marisa Corrente Maria Silvestri – 2022 Quorum Edizioni)
Grazie
All’arch. Alessandro Formiglia per avermi permesso di utilizzare le foto allegate a questo post. Foto estratte da un’interessatissimo video pubblicato su YouTube in cui l’arch. Formiglia racconta la storia dell’estrazione del tufo a Canosa. Vale la pena guardarlo!

Se quello che leggi ti piace puoi sostenere Canusium Chronicles
I post pubblicati su questo blog sono da sempre gratuiti. Ma tutto quello che non si vede ha un costo: servizi di hosting, attrezzature per immagini di qualità, programmi, tempo… Se vuoi, puoi contribuire a sostenere questi costi con una piccola donazione.
5,00 €




Scrivi una risposta a I 10 post più letti del 2023 – Canusium Chronicles Cancella risposta